
medico oculista, narratore di cammini
Sullo spartiacque della Val di Susa con Val di Viù sorge il Colle del Colombardo (mt. 1888), un’ampia sella erbosa dove si trova l’imponente Santuario alpino della Madonna degli Angeli. Sulla facciata una targa ricorda che: “Gioanni Battista Giorgis dal Forno di Lemie ergeva per voto nel 1704-5. L’indefessa generosità dei parrocchiani di Lajetto ampliando riedificava 1869-70”.
Dal colle si può godere di un’ampio panorama, con i sottostanti Laghi di Avigliana, la Sacra di San Michele e una serie di cime montuose.
Dalla Valle di Più arriva al colle una strada sterrata, mentre dalla Val di Susa l’accesso è solo su sentiero. Si parte da circa 1.000 mt. di latitudine, precisamente dalla frazione Pratobotrile sopra Condove. E’ possibile un percorso ad anello, che prevede la salita dal sentiero 569. Attraverso boschi di castagno prima, pini neri e faggi poi, si arriva a superare una balza rocciosa su un bel traccio di mulattiera ad acciottolato romano (Salto del Bue). Si prosegue a mezzacosta, superando alcuni ruscelli (attenzione d’inverno all formazione di ghiaccio: ramponcini!), fino a giungere ad un pianoro prativo dove sorgono alcuni alpeggi (Alpe Barbanera). Da qui si prosegue attraversando ruderi di baite, fino a congiungersi con il punto di congiunzione con l’itinerario in discesa. Rimane la salita al colle attraverso zone prative, dove si si orienta con le costruzioni presenti.
Il ritorno prevede il passaggio sull’altra sponda del vallone Sessa, molto boscoso e con una ripida discesa nella prima metà (sentiero 552). Verso il termine del percorso notevoli alcuni castagni secolari.
Appena sopra Ivrea si estende la regione dei Cinque Laghi. Territorio affascinante, ricco di spunti naturalistici e geologici. Una fitta rete di sentieri collega tra loro cinque laghi morenici:San Michele a Ivrea, Campagna a Cascinette d’Ivrea, Sirio tra Ivrea e Chiaverano, Pistono a Montalto Dora e Nero tra Montalto Dora e Borgofranco d’Ivrea.
Cinque laghi, anzi sei se consideriamo tale quello che resta del Lago Coniglio, trasformatosi in un terreno elastico che cede sotto il peso di chi ci cammina sopra, come potrebbe fare un materasso ad acqua. Non a caso, questa delimitata area viene chiamata Terre Ballerine.
In ogni stagione è possibile percorrere quest’area particolare, toccando in sequenza tutti i laghi o soffermandosi solo su alcuni di essi, ognuno con caratteristiche peculiari. Anche senza immergerci nelle loro acque, ci tufferemo in un mondo coinvolgente ed emozionante.
Località di partenza: Pomaretto TO
lunghezza: 13,4 Km
dislivello: 1259 mt
altezza massima: 1268 mt
percorrenza media: 5 h
difficoltà: EE (E Pomaretto-Punta Ceresa)
Un itinerario ad anello di bassa montagna, che si presta a molte chiavi di lettura, offrendo interessanti spunti di riflessioni.
Si parte da Pomaretto, piccolo paese all’imbocco della Val Germanasca, per la precisione dal Tempio Valdese. E proprio la cultura valdese è uno dei fili conduttori dell’itinerario, che si snoda tra vecchie borgate. Alcune, non del tutto disabitate, narrano di resilienza, altre, fagocitate dalla vegetazione, stanno li a dimostrare l’effimero.
Schematicamente possiamo dividere in due il percorso. La prima parte si svolge sui pendii esposti a sud che sovrastano l’abitato di Pomaretto. Qui tenaci coltivatori hanno impiantato filari di un’uva altrettanto coriacea, che produce un particolare vino: il Ramìe. E’ la prima sorpresa, oltrepassata la quale arriviamo alle prime borgate, Cervisieri e Faure, ancora in parte abitate. Antiche iscrizioni sui muri, cappelle e piccoli locali dedicati all’istruzione ci parlano della cultura Valdese e delle sue originali caratteristiche, proprie del mondo protestante. Scuolette Beckwith si chiamano queste aule presenti anche in remote borgate, volute dall’omonimo generale britannico che rimase colpito dal popolo valdese, al punto da stabilirsi e poi morire nei loro territori.
Da Faure con poco sforzo si arriva, con un piacevole viale in cresta tra i pini, alla panoramica Punta Ceresa, dove lo sguardo spazia sulla val Chisone e sulla Germanasca. Da qui si ridiscende a Cerisieri (e volendo a Pomaretto, concludendo l’itinerario che possiamo definire di difficoltà E). Per proseguire l’anello seguiamo sulla sinistra un’antica via di transito, la Viol ‘d la Cret, dove inizia la seconda parte del percorso. Lo stretto sentiero attraversa il dirupato e ripido costone nord-est della montagna. Occorre prestare attenzione in autunno-inverno alla neve o al fogliame, casi in cui al percorrenza può risultatare insidiosa e richiedere attenzione e passo sicuro (difficoltà EE). Arrivati sul versante nord, si scende rapidi nel bosco, fino a incontrare la diroccata borgata Peyrot e una traccia carrozzabile.
Si percorre la strada verso il basso fino ad arrivare nei pressi di borgata Gataudia. Ma non è ancora ora di attraversarla, perché proseguiamo in direzione ovest verso la seconda sorpresa, che si trova nella piccola borgata Coutandin. Una targa, davanti a una baita abbandonata, ci ricorda che in questo luogo speduto e dimenticato si narra sia nato Fernandel, pseudonimo di Fernand-Joseph-Désiré Contandin, noto comico, cantante e regista, famoso ai più per l’interpretazione di don Camillo, facendo coppia con Gino Cervi nel ruolo di Peppone.
Ritorniamo sui nostri passi fino a Gataudia, dove nella “piazza” della borgata ci accoglie quello che resta di un secolare castagno. Imbocchiamo la seconda di quelle che erano le vie di percorrenza dei tempi che furono: la Vio Garneirencho. Anch’essa ormai ridotta a uno stretto viottolo, passa a strapiombo sul sottostante torrente Chisone, percorrendo per due chilometri la parete della montagna. Valgono le medesime considerazioni di percorribilità fatte per la Viol ‘d la Cret, con l’aggiunta di maggiori tratti esposti (volendo evitarla, da Gataudia è possibile scendere direttamente al fondovalle). Si arriva infine a bortata Pons nei pressi dell’abitato principale, dove si chiude l’anello.
NB Esistono alcuni sentieri alternativi, che permetterebbero di evitare i tratti a doppia percorrenza. Purtroppo non sempre risultano puliti e di facile percorribilità.
Località di partenza: Villardamont Pragelato TO
lunghezza: 9,4 Km
dislivello: 527 mt
altezza massima: 2299 mt
percorrenza media: 5 h 30′ (invernale innevato)
difficoltà: EE
Piacevole escursione invernale con le ciaspole in val Chisone. Dislivello accettabile e progressivo senza particolari strappi. La prima parte si svolge sulla pista che porta all’alpeggio di Alpe Bruns. Da qui si prosegue lungo quello che d’estate è un sentiero (indicato qua e la da picchetti con tacche rosso bianche) Percorriamo un’ambiente solitario e selvaggio, molto soleggiato. Dal colle è possibile proseguire fino alla panoramica punta Moncrons 2507 mt. Ritorno per la medesima via o passando per Allevè.
Località di partenza: Alpe Colombino – Coazze TO
lunghezza: 9,2 Km
dislivello: 861 mt
altezza massima: 2115 mt
percorrenza media: 4 h 30′
difficoltà: E
Località di partenza: San Giorio – frazione Città TO
lunghezza: 10,4 Km
dislivello: 649 mt
altezza massima: 1710 mt
percorrenza media: 4 h 30′
difficoltà: E
Località di partenza: Cicogna VB
lunghezza: 9,5 Km
dislivello: 817 mt
altezza massima: 1319 mt
percorrenza media: 5 h
difficoltà: E-EE
Località di partenza: Casellette TO
lunghezza: 7 Km
dislivello: 784 mt
altezza massima: 1146 mt
percorrenza media: 4 h
difficoltà: E
Che Torino sia considerata una città magica è risaputo ai più. Non poteva pertanto esimersi di esserlo anche il monte più vicino, situato all’imbocco della Val di Susa.
Dischi volanti, basi aliene, ruscelli che scorrono verso l’alto, strani bagliori, raduni di streghe: una breve ricerca sulla rete sarà in grado di saziare ogni vostra curiosità.
Ma il Musinè è anche interessante (e piacevole) per un’escursione in ogni mese dell’anno. Dal campo sportivo (o dal cimitero, fate voi…) di Casellette, una breve salita su strada lastricata, con a lato piloni della via Crucis, vi condurrà al Santuario di Sant’Abaco. Da qui parte il sentiero che si inerpica ripido sulla soleggiata cresta sudest.
Complice la scarsa copertura arborea, il panorama si fa via via più grandioso, per raggiugere l’apoteosi sull’ampia cima, dove svetta un’imponente croce in cemento armato. Una tavola di orentamento vi aiuterà nel distingure le montagne attorno a voi.
Il ritorno per la medesima via dell’andata, che non consiglio. Meglio dirigersi nel bosco in direzione nord, per poi scendere nella conca che riporta al punto di partenza.
Sconsigliati i mesi più caldi, per la bassa quota e l’esposizione al sole. Itinerario perfetto per le limpide giornate invernali. Portatevi acqua; tranne che alla base della salita, non ci sono fontane.
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