Escursione con le ciaspole al Monte Moncrons dalla borgata Allevè di Pragelato (Val Chisone).
medico oculista, narratore di cammini
Ci sono tanti modi con cui guardare negli occhi una persona.
Per chi, come me, ha scelto di farlo per professione, il 13 dicembre è una ricorrenza un pò speciale, dedicata alla santa protettrice della vista, Lucia di Siracusa. Lux, la luce, è il termine da cui deriva il suo nome, e la si venera non a caso nel giorno più buio dell’anno, come amavano ricordare i nostri anziani “Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia”.
A lei, uno dei nostri più amati cantautori (o, perlomeno, da quelli della mia generazione), Francesco de Gregori, dedicò 46 anni fa una canzone, che resta la più poetica e, per questo, attuale del suo vasto repertorio.
La Val Sangone è una delle aree a maggior rischio sismico delle Alpi Occidentali, anche se per intensità e frequenza dei fenomeni non paragonabile a territori dell’Italia centrale e meridionale.
Testimonianza di remoti episodi tellurici è una particolare formazione rocciosa appartenente alla Rocca del Gias, nel Vallone del Sangonetto.
La Rocca del Gias è un curioso blocco di gneiss occhiadino discostato dalla parete rocciosa di circa 0,5 m che fa capolino sul sentiero sottostante. La leggenda vuole che il masso, trasportato dal biblico Sansone, sia lì a custodire un grande tesoro. Dal sentiero la rocca si presenta in tutta la sua maestosità come un grosso trapezoide, alto circa 3 m e largo alla base circa 2 m. La sua particolare posizione strutturale e morfologica nel contesto di un’area sismicamente attiva, abbinata alla sua caratteristica traslazione orizzontale rispetto al resto del versante roccioso, permette di ipotizzare che la sua attuale posizione sia da imputarsi ad eventi sismici. Tutta la Val Sangone è compresa all’interno della più importante zona sismica delle Alpi Occidentali, definita “”zona sismica del Pinerolese”” per il fatto che i maggiori terremoti di cui si abbia notizia storica in Piemonte e le più frequenti scosse sismiche rilevate per via strumentale sono concentrati nell’area pedemontana di Pinerolo e nelle valli limitrofe. Sia sul masso della Rocca del Gias che sulla parete rocciosa è possibile riconoscere una serie di forme di modellamento legate a distinti processi erosivi e/o a discontinuità di tipo geologico-strutturale, tutte antecedenti alla rotazione del masso. Da un esame attento delle strutture geologiche e delle forme di modellamento, nonché dei loro rapporti geometrici visibili sulle facce del masso e sulla parete rocciosa, è possibile ricostruire un’ipotesi di evoluzione cronologica che ha portato all’attuale configurazione della Rocca del Gias.
(da https://geoparc-alpescottiennes.eu/it/rocca-del-gias)
Il (quasi sconosciuto) lago del Gran Miuls si trova in una isolata conca sopra Pragelato, sovrastata della mole del monte Gran Miuls (mt. 2969) e della Punta Vallonetto (mt. 2785), che la separano dalla testa del vallone di Massello della Val Germanasca.
Itinerario poco o per nulla frequentato, ma che permette di raggiungere un vasto ambiente montano dal fascino selvaggio, frequentato da camosci e marmotte. L’ultimo tratto dell’itinerario si svolge al di fuori di sentieri tracciati, con difficoltà di orientamento in caso di scarsa visibilità.
Salita lunga e faticosa fino al bivacco Sigot, poi più diluita. Itinerario molto panoramico, che non presenta particolari difficoltà tecniche. Non sono presenti fontane, ma alcuni corsi d’acqua (da purificare). Vista a 360° dalla cima.
***
Lasciata l’auto al termine dell’asfalto, prima del ponte che conduce A Grange della Valle (1796 mt), si passa accanto alla colonia alpina Viberti, per arrivare al rifugio Levi-Molinari (1854 mt). Da qui, si prende a salire lungo il sentiero che costeggia in alcuni tratti un ruscelletto, per poi prendere a salire in maniera decisa con ripidi tornanti nel bosco, che via via si dirada.
Lasciata sulla sinistra la deviazione che conduce al monte Chabriere, si prosegue nella salita fino ad arrivare a fiancheggiare la Coma delle Monache (2567 mt), con a destra l’omonimo lago (o quel che ne rimane).
Dopo una breve discesa, il sentiero riprende a salire ai piedi di un costone sormontato da tre caratteristiche aguzzi torrioni, proseguendo poi a mezzacosta con scorci di quello che resta di un vecchio ghiacciaio sulla sinistra. Un’ulteriore ripida salita conduce al bordo di un’ampia conca, dove si trova il bivacco intitolato a Mario Sigot, un alpinista deceduto nell’inverno del 1994 nel corso di una salita alla Grand’Hoche (1910 mt). Da qui la vista spazia sulla media e bassa val di Susa, fino alla collina di Torino. Sulla destra la cima Sommeiller, a fianco di due guglie.
Si prosegue in falsopiano lungo l’ampio vallone detritico, un tempo occupato dal ghiacciaio, di cui restano solo ancuni nevai e l’invaso del lago Galabra. Passati accanto a vecchi baraccamenti militari, in un’ambiente lunare, si sale fino al Passo Medidionale dei Fourneaux (3060 mt). Da qui si procede in cresta attraverso sfasciumi ed eterogenei affioramenti rocciosi, con vista ampia, che spazia a sinistra sul vallone di Rochemolles. Lasciato il passo Settentrionale dei Fourneaux (3159 mt), si arriva agevolmente in cima (3333 mt), dove si trova un punto trigonometrico e un’anfratto in cui è situata una piccola statua della Madonna, che offre un minimo riparo in caso di forti venti.
In direzione nord, sul versante francese, vista sul ghiacciaio del Sommeiller, d’Ambin e Ferrant, ai piedi del Monte Niblè.
Ritorno per il medesimo itinerario della salita.
Il cammino è donna! E allora, sul numero di giugno di VOILA’, una mia intervista sulla Via del Sale, da Varzi a Recco. Per leggerla, cliccare qui
Appena sopra Ivrea si estende la regione dei Cinque Laghi. Territorio affascinante, ricco di spunti naturalistici e geologici. Una fitta rete di sentieri collega tra loro cinque laghi morenici:San Michele a Ivrea, Campagna a Cascinette d’Ivrea, Sirio tra Ivrea e Chiaverano, Pistono a Montalto Dora e Nero tra Montalto Dora e Borgofranco d’Ivrea.
Cinque laghi, anzi sei se consideriamo tale quello che resta del Lago Coniglio, trasformatosi in un terreno elastico che cede sotto il peso di chi ci cammina sopra, come potrebbe fare un materasso ad acqua. Non a caso, questa delimitata area viene chiamata Terre Ballerine.
In ogni stagione è possibile percorrere quest’area particolare, toccando in sequenza tutti i laghi o soffermandosi solo su alcuni di essi, ognuno con caratteristiche peculiari. Anche senza immergerci nelle loro acque, ci tufferemo in un mondo coinvolgente ed emozionante.
Località di partenza: Pomaretto TO
lunghezza: 13,4 Km
dislivello: 1259 mt
altezza massima: 1268 mt
percorrenza media: 5 h
difficoltà: EE (E Pomaretto-Punta Ceresa)
Un itinerario ad anello di bassa montagna, che si presta a molte chiavi di lettura, offrendo interessanti spunti di riflessioni.
Si parte da Pomaretto, piccolo paese all’imbocco della Val Germanasca, per la precisione dal Tempio Valdese. E proprio la cultura valdese è uno dei fili conduttori dell’itinerario, che si snoda tra vecchie borgate. Alcune, non del tutto disabitate, narrano di resilienza, altre, fagocitate dalla vegetazione, stanno li a dimostrare l’effimero.
Schematicamente possiamo dividere in due il percorso. La prima parte si svolge sui pendii esposti a sud che sovrastano l’abitato di Pomaretto. Qui tenaci coltivatori hanno impiantato filari di un’uva altrettanto coriacea, che produce un particolare vino: il Ramìe. E’ la prima sorpresa, oltrepassata la quale arriviamo alle prime borgate, Cervisieri e Faure, ancora in parte abitate. Antiche iscrizioni sui muri, cappelle e piccoli locali dedicati all’istruzione ci parlano della cultura Valdese e delle sue originali caratteristiche, proprie del mondo protestante. Scuolette Beckwith si chiamano queste aule presenti anche in remote borgate, volute dall’omonimo generale britannico che rimase colpito dal popolo valdese, al punto da stabilirsi e poi morire nei loro territori.
Da Faure con poco sforzo si arriva, con un piacevole viale in cresta tra i pini, alla panoramica Punta Ceresa, dove lo sguardo spazia sulla val Chisone e sulla Germanasca. Da qui si ridiscende a Cerisieri (e volendo a Pomaretto, concludendo l’itinerario che possiamo definire di difficoltà E). Per proseguire l’anello seguiamo sulla sinistra un’antica via di transito, la Viol ‘d la Cret, dove inizia la seconda parte del percorso. Lo stretto sentiero attraversa il dirupato e ripido costone nord-est della montagna. Occorre prestare attenzione in autunno-inverno alla neve o al fogliame, casi in cui al percorrenza può risultatare insidiosa e richiedere attenzione e passo sicuro (difficoltà EE). Arrivati sul versante nord, si scende rapidi nel bosco, fino a incontrare la diroccata borgata Peyrot e una traccia carrozzabile.
Si percorre la strada verso il basso fino ad arrivare nei pressi di borgata Gataudia. Ma non è ancora ora di attraversarla, perché proseguiamo in direzione ovest verso la seconda sorpresa, che si trova nella piccola borgata Coutandin. Una targa, davanti a una baita abbandonata, ci ricorda che in questo luogo speduto e dimenticato si narra sia nato Fernandel, pseudonimo di Fernand-Joseph-Désiré Contandin, noto comico, cantante e regista, famoso ai più per l’interpretazione di don Camillo, facendo coppia con Gino Cervi nel ruolo di Peppone.
Ritorniamo sui nostri passi fino a Gataudia, dove nella “piazza” della borgata ci accoglie quello che resta di un secolare castagno. Imbocchiamo la seconda di quelle che erano le vie di percorrenza dei tempi che furono: la Vio Garneirencho. Anch’essa ormai ridotta a uno stretto viottolo, passa a strapiombo sul sottostante torrente Chisone, percorrendo per due chilometri la parete della montagna. Valgono le medesime considerazioni di percorribilità fatte per la Viol ‘d la Cret, con l’aggiunta di maggiori tratti esposti (volendo evitarla, da Gataudia è possibile scendere direttamente al fondovalle). Si arriva infine a bortata Pons nei pressi dell’abitato principale, dove si chiude l’anello.
NB Esistono alcuni sentieri alternativi, che permetterebbero di evitare i tratti a doppia percorrenza. Purtroppo non sempre risultano puliti e di facile percorribilità.
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